FICHTE

 FICHTE

Fichte nasce in una famiglia molto povera proveniente dalla Prussia nel 1762. Il suo futuro, seguendo le orme di quello dei genitori, doveva appartenere al mondo contadino.                                                Fichte però amava lo studio e non smise mai di studiare. 

Fichte dopo anni di studi, descrive l’infinita attività dell’io, principio di ogni scienza, nell’opera Fondamenti dell’intera dottrina della scienza. L’ “io” fichtiano non va inteso come il soggetto o l’individuo specifico, ma come un Io che si configura come un’attività creatrice universale e infinita.

Il suo ragionamento per arrivare a questa conclusione si articola in tre fasi:                                                                                                             1) “l’Io pone se stesso”. Prima di poter affermare qualsiasi cosa, l’io deve poter affermare la propria esistenza. L’io, secondo Fichte, è da intendersi come il prodotto di se stesso, come un’attività “auto creatrice” che ha consapevolezza di se stessa.

2) “l’Io pone il non-Io”. Per potersi realizzare come attività creatrice, il soggetto ha bisogno di trovare un ostacolo, un limite. Proprio per questo contrappone un “non-Io” con cui “lottare” per potersi sviluppare e determinare.

3) “l’Io oppone, nell’Io, all’io divisibile, un non-Io divisibile”. L’Io infinito, avendo creato il non-Io, si ritrova materialmente ad esistere come tanti individui opposti a molteplici cose. È la situazione del nostro mondo.

Questi tre principi complessi spiegano che:                                                                                                 - La natura non esiste come realtà autonoma e indipendente, ma unicamente come scenario e momento fondamentale dello sviluppo dello spirito dell’individuo in questione.

- L’Io infinito si concretizza in una serie di “io finiti”. L’ “Io puro” risulta quindi essere, una missione, una tensione continua volta al superamento degli ostacoli. La vita del singolo uomo è una tensione verso l’Infinito che non avrà mai fine.


Secondo Fichte noi esistiamo per un unico motivo (quello di agire), e il mondo esiste solo in quanto “ostacolo” e “scenario” delle nostre azioni. C’è il riconoscimento di un’assoluta superiorità della morale sull’aspetto conoscitivo.

Il senso dell’io sta dunque nella sforzo di incessante auto-perfezionamento di se stesso e del mondo circostante. Questa teoria vuole sviluppare un mondo più umano e una società cmporta da individui liberi, indipendenti e razionali.


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